Ci siamo detti: visto che tutti parlano di calcio, chi siamo noi per non farlo? Domande e risposte, un noiosissimo articolo tecnico tattico dal basso delle nostre poche conoscenze e dal poco delle nostre competenze. Il campo è uno dei problemi della Reggina, vedremo se l’arrivo di Alfio Torrisi porterà quel cambiamento di registro non riuscito a Bruno Trocini. Il presupposto di partenza è che l’allenatore conta il giusto, a differenza di ciò che ha proselitizzato l’adanismo. Come dice Julio Velasco: «La bravura dell’allenatore è convincere i giocatori a fare qualcosa perché lui non può farla». Partiamo.
Quali sono i pregi ed i limiti della rosa amaranto?
«La squadra è stata costruita male. C’è poca duttilità negli uomini scelti, sia nei reparti (difesa, centrocampo, attacco), sia nell’insieme di un undici, la scelta degli under ad oggi si è rivelata sbagliata. In porta ci sono tre portieri del 2006; in difesa c’è penuria di terzini di ruolo, i centrali hanno tutti caratteristiche simili; a centrocampo mancano un regista di ruolo ed una figura strutturata fisicamente, abile nel gioco aereo, il Brevi della situazione per capirci; davanti si nota l’assenza di un trequartista, di una seconda punta e di un calciatore di gamba. Quello che di buono ha la squadra è l’alto tasso tecnico che, qualora venisse trovata la quadra, potrebbe essere determinante nel prosieguo della stagione».
Qual è la mancanza più grave?
«La squadra, rispetto all’anno scorso, ha perso equilibrio. In campo è spesso lunga il che comporta problemi in entrambi le fasi di gioco. In fase di possesso la squadra deve portare tanti uomini sopra la linea della palla ma poi manca chi salta l’uomo e apre le difese avversarie. Succede perché Montalto o Ferraro, a differenza di Barranco, faticano a fare quel lavoro di cucitura essendo più attaccanti da area di rigore e quindi mancano gli spazi per gli inserimenti. Sugli esterni gli avversari raddoppiano sistematicamente e palloni in area ne arrivano pochini. Ma da qui poi nascono i problemi in fase difensiva, perché se la Reggina perde palla non ha difensori abili ad accorciare in avanti e stringere la squadra ed il vertice basso del centrocampo (Laaribi, Salandria, Mungo) non ha le caratteristiche di un Mamede. Così si aprono voragini che fanno male».
Cosa bisognerebbe fare per dare equilibrio?
«Fare le cose semplici. La squadra perde equilibrio in fase difensiva sia se gli esterni d’attacco pressano sui centrali, sia che vadano sui terzini avversari. Probabilmente una soluzione potrebbe essere passare al modulo più semplice del mondo, cioè il 4-4-2».
Come si dovrebbe sviluppare il 4-4-2 in fase difensiva?
«Due belle linee difensive da quattro terrebbero i calciatori molto più vicini. Fondamentale diventa il lavoro degli esterni di centrocampo a cui chiedere un contributo in fase difensiva. E una volta recuperata palla, non avendo sprinter davanti, avere due opzioni invece di una potrebbe facilitare l’uscita».
Ed in fase offensiva?
«Chiariamo subito che non è facile affinare meccanismi in pochi giorni di lavoro. Però, a nostro modestissimo avviso, ci sarebbero le caratteristiche per far coesistere i giocatori. Intanto, come molte squadre ormai fanno, si potrebbe spingere solo a sinistra e non da entrambi i lati. Così facendo potrebbe tornare utile gente come Adejo o Rosario Girasole. Si dovesse perdere palla tre difensori occuperebbero più spazio e ci sarebbe più copertura, quindi più equilibrio, oltre ad almeno cinque sei uomini offensivi».
Ok, ma se la redazione di Leggende Amaranto fosse l’allenatore, come svilupperebbe la fase offensiva?
«La redazione di Leggende Amaranto scrive un suo pensiero, lo ripetiamo. Nessuno ha la pretesa di essere allenatore. Ci piace il calcio e come l’italiano medio ne parliamo».
Va bene, ma ora la redazione vuole rispondere alla domanda?
«Certamente. Ormai il calcio non è più schematico come lo era fino a qualche anno fa. La soluzione è, partendo dal 4-4-2, lasciare dietro i tre centrali, inserire i due mediani, far fluidificare il terzino sinistro e accentrare l’esterno sinistro in fase di possesso. Bisogna andare avanti e fare male dai lati, dal centro e arrivare in area».
Ma avete una formazione in testa?
«Sì, ed essendo legati ad un calcio antico, gliela dico dall’1 all’11: Lagonigro; R. Girasole, Porcino; Laaribi, Blondett, D. Girasole; Edera, Salandria, Montalto, Barillà, Gatto. Mi faccia aggiungere una cosa: questa è una idea di partenza, tenendo conto anche degli under che ci sono in rosa. Ma ci possono benissimo essere delle alternative. Invece di Barillà può giocare Di Grazia; si può abbassare Gatto tra i terzini e inserire Grillo; in difesa può giocare Adejo invece di R. Girasole ma a quel punto deve stare in campo Palumbo al posto di Edera. E via discorrendo. Ci faccia aggiungere una cosa però…».
Prego.
«Le partite, con i cinque cambi, sono almeno due in una. La prima dura fino al 65’, massimo 70’, dopo inevitabilmente cambia. Avere in panchina delle alternative di qualità, coinvolte dentro un progetto, quando le squadre avversarie iniziano ad attingere agli under può essere un passaggio cruciale per risalire la china».
In conclusione?
«Buon lavoro ad Alfio Torrisi. Sembra avere le idee chiare ma il giudice supremo sarà il campo. Gli allenamenti a porte aperte sono una cosa positiva, il resto sarà tutto da scoprire. Non ci sembra sia molto distante da ciò che pensiamo noi. L’allenatore era un problema, Trocini non era all’altezza di una piazza come Reggio. Temiamo non sia l’unico problema. Speriamo soltanto che inizino ad arrivare risultati positivi per rasserenare gli animi. Ma lo scetticismo, vista la compagine societaria, è comprensibile».

